Palazzo Antonecchia
In Via Fontana sorgono tre palazzi appartenuti alla famiglia Antonecchia due di essi, recentemente restaurati, sono ancora di proprietà della famiglia. Il più antico, probabilmente risalente agli inizi dell’Ottocento, è quello appartenuto a Don Berardino Antonecchia che più volte ha ricoperto la carica di Sindaco del paese. Questo palazzo era collegato a quello dirimpettaio, ora appartenente ad altra famiglia, con un corridoio chiuso sopraelevato molto caratteristico, che purtroppo è stato demolito negli anni ottanta per motivi di sicurezza pubblica.
L’altro palazzo, di più recente costruzione (primi del ‘900), è invece appartenuto al medico Don Pietro Antonecchia e tutt’oggi, adibito a struttura di microricettività, porta il suo nome.
Palazzo Ducale
Il terremoto del 26 luglio 1805 distrusse completamente il Palazzo Ducale che sorgeva all’inizio dell’attuale via Piano di Corte e non a caso la chiesa di Santa Maria del Giardino che sorge lì nei pressi, deriva il suo nome dal fatto che è sorta nella zona dove dovevano esserci i giardini del palazzo ducale. Del palazzo oggi resta soltanto un muro incorporato in una abitazione, dalla sua forma si evince che si tratta dei resti di un torrione
Palazzo Montalbò
Di proprietà del Comune di Casalciprano dal 1989 negli anni è stata prestigiosa sede di mostre su tradizioni, superstizioni e costumi molisani e di eventi culturali. Abitò il palazzo Luigi Montalbò, nato nel 1885, chirurgo valentissimo, decorato nella grande guerra, primario dell’Ospedale Cardarelli di Campobasso.
Palazzo Montalbò è oggi privo di arredi ma adornato dal “mantello” dei suoi soffitti affrescati e delle accurate carte da parati dipinte a mano con maestria e finezza. Pitture realizzate a cavallo tra Ottocento e Novecento da i due Giuliani della scuola di Oratino, Giacomo (Oratino 1851-1935) decoratore e Nicola (Oratino 1875 – Napoli 1938) pittore, diplomatosi all’Accademia di Napoli verso la fine dell’Ottocento. Gli affreschi ripodotti sui soffitti delle varie stanze raffigurano nei medaglioni centrali leggiadri voli di puttini e figure mitologiche incorniciate ed ornate da delicate ghirlande di fiori e foglie che si rincorrono lungo i lati dei soffitti.
Di recente ristrutturato e restaurato è oggi Galleria Civica d’Arte Contemporanea, che il comune di Casalciprano gestisce in collaborazione con l’ARATRO, il centro d’arte contemporanea dell’Università degli Studi del Molise.
Palazzo Chinno
Il palazzo, che risale probabilmente al primo Ottocento, è oggi proprietà della famiglia Mainella in quanto Giuseppe Chinno, figlio di Acate Chinno – primo proprietario –, e da sua moglie Carlotta Montalbò, nacque Filomena Chinno che sposò Giuseppe Mainella, membro di una famiglia dedita agli studi giuridici fino ad Antonio Mainella, attuale possessore del palazzo insieme alla sorella Leda.
Recita un’iscrizione dipinta al di sopra della porta di accesso al salone di palazzo Chinno: “La presenta abitazione è stata costruita ed abbellita a spese di Giuseppe Antonecchia e donata al suo affezionato Acate Chinno, 1882”.
Il fatto curioso è che il cognome Chinno nacque da un geniale espediente di Giuseppe Antonecchia; l’Antonecchia, infatti, non potendo dare il proprio cognome ad un figlio del quale riconosceva la paternità, adottò lo stratagemma di coniare per lui nome e cognome, Acate Chinno, con le lettere anagrammate del cognome Antonecchia.
A caratterizzare la casa, gli affreschi dei soffitti che hanno volte a “carrozza”; non si conosce il nome dell’autore degli affreschi, ma si racconta in famiglia che due dei tre busti marmorei riportati a trompe-l’oeil sul cornicione del soffitto del salone rappresentino le fattezze dei pittori; il bel soffitto che contiene una scena centrale mitologica è variegato di fasce ornamentali che ingegnose si intersecano in una intensa ed armoniosa coloritura.
Non molta parte dell’arredamento è stata lasciata nel palazzo. Nel salone di ottima e signorile misura, pavimentato a rombi di cotto, restano specchiere dorate a oro zecchino, qualche mobile, ritratti. La camera da letto nuziale di Giuseppe Chinno e Carlotta Montalbò è invece serbata intatta; il letto è movimentato da puttini di bronzo di buona fattura napoletana e le iniziali dei due coniugi “CGC” si intrecciano sulle testiere.
Pagina aggiornata il 17/10/2024