Chiese

Nei tempi antichi Casalciprano faceva parte della Diocesi di Boiano e, per ragioni di viabilità e vicinanza, era giusto che appartenesse a quella Sede Vescovile anziché alla più lontana di Trivento.

Casalciprano ha una sola parrocchia sotto il titolo di San Salvatore o della Trasfigurazione. Il paese è sotto la protezione di S. Cristanziano del Piceno, discepolo di S. Emidio, dell’epoca posteriore a Diocleziano nel momento della pacificazione Costantiniana. La sua festa si celebra il 13 di Maggio. Non è ricordata nel martirologio e non si trovano elementi sufficienti per conoscere come e quando il suo culto sia incominciato in Casalciprano; probabilmente essendo S. Cristinziano discepolo prediletto di S. Emidio, e S.Emidio protettore del terremoto, Casalciprano, terra eminentemente soggetta al terribile cataclisma, lo ha eletto suo protettore.
San Cristanziano finì la sua vita terrena nel martirio più atroce e, dopo barbare sevizie, fra le quali quella della confittura di schegge di canne tra le unghie, fu lapidato.
Da ciò la pia usanza della benedizione e distribuzione di piccole crocette di canna, nel giorno della sua festa; i fedeli le conservano con grande devozione.
Casalciprano venera il suo Santo Patrono principalmente perchè allontana dalle sue campagne la grandine e i temporali. In un antichissimo manoscritto, che è la novena di S. Cristanziano, si ripete il versetto “libera tutti noi dalle tempeste”. Ad ogni approssimarsi di temporale gli scongiuri si facevano con la preziosa reliquia, alla porta della Chiesa di S. Maria.Perchè questa pia credenza? Nel momento del suo supremo martirio, una terribile grandinata si abbattè su quella contrada, e finì soltanto per intercessione del Santo che, alzando la mano, fugò il temporale devastatore. Di generazione in generazione la fede sempre più profonda nell’animo di tutti i cittadini.

Chiesa di San Rocco

È questa una antichissima chiesetta posta nel punto centrale del paese, forse Badia Benedettina. La campanella fu acquistata dall’ Arciprete Antonecchia per ducati 10. La Chiesa, recentemente restaurata, è oggi di proprietà dello Stato. In essa sono conservate le statue di S. Rocco e di Maria Maddalena.

Chiesa di Santa Maria del Giardino

La Chiesa di Santa Maria del Giardino presenta un portale arricchito di cornici e decorazioni scolpite con evidente difficoltà da artigiani che hanno lasciato il segno di una mescolanza tra il romanico e il gotico. Le sue origini potrebbero trovare collocazione tra il XIII e il XIV secolo. All’interno si può ammirare il dipinto di Benedetto Brunetti raffigurante la Madonna in adorazione di Gesù Bambino. L’opera, caratterizzata da un insolito sfondo color oro, è databile intorno al 1680. La statua della Madonna dell’Annunziata, assieme a tutte le altre statue della Parrocchia, è conservata in questo luogo.

Le Chiese dirute

Il disastroso terremoto del 26 luglio 1805 rase al suolo due chiese: quella S. Pietro e quella della Maddalena. Nulla rimase della prima: né arredi, né statue, né ricordo alcuno.
Dell’altra si conserva ancora una piccola statua della Maddalena, rimessa a nuovo solamente verso il 1900, conservata oggi nella chiesa di San Rocco.
Non tralasciamo di far menzione di un piccolo ospedale che esisteva prima del 1805 nelle vicinanze della chiesa e propriamente nello spazio adiacente alla casa appartenuta ad Orazio Mastropietro. Aveva rendite proprie provenienti da fondi rustici passati dopo in proprietà della Congregazione di Carità.

Santuario Badiale SS. Annunziata in Castagneto

Situato a circa 3 km da Casalciprano e immerso in un parco che prende il nome dalla chiesa stessa, il Santuario Badiale della Madonna dell’Annunziata, che una volta aveva il titolo di S. Maria in Castagneto è un luogo di particolare importanza per la storia del Molise perché di essa si interessarono papi, imperatori, imperatrici, abati e principi. La notizia più antica è del marzo dell’897 quando l’abate Maione ottenne una sentenza a favore di S. Maria in Castagneto trascritta nel Chronicon Vulturnense [Doc. 77 – marzo 897]. Più volte trasformata nei secoli conserva le tracce del suo passato. Un dettaglio in particolare merita attenzione. Sulla controfacciata interna della chiesa è stato applicato un grande stemma lapideo che contiene insegne papali facilmente riconoscibili. Presenta nello scudo a testa di cavallo le tre api che appartennero ai Barberini: Tre api d’oro in campo azzurro.
Realizzata totalmente in pietra, la chiesa si distingue per la sua semplicità, com’è evidente se si osserva la facciata costituita solo da due portali dalle linee semplici che corrispondono con le due navate all’interno. Gli ambienti che le due navate creano sono disgiunti da quattro archi a tutto sesto che scaricano il loro peso su tre pilastri di grosse dimensioni costituite da capitelli dalle linee geometriche. Sempre all’esterno la chiesa presenta in altro in posizione centrale una nicchia all’interno della quale vi è stata collocata la statua della Madonna.
La chiesa non presenta il campanile, la sua facciata è a capanna e la sua copertura è a capriate.
Internamente appare composta da elementi artistici poco preziosi.La zona presbiteriale ospita solo un altare in marmo ed una tela sulla quale è raffigurata l’effige della Madonna. Dietro l’altare è possibile osservare un arco a tutto sesto incastonato nel muro, sormontato da un oculo che permette alla luce di entrare all’interno della chiesa

Chiesa di San Salvatore

E’ antichissima, non se ne conosce la fondazione; la porta maggiore e la porta laterale la dicono romanica. Della chiesa primitiva, forse situata nello stesso sito, non rimane quasi nulla all’infuori dei pezzi che formano le due porte. Il terremoto del 1456 o quello anche più terribile del 1348 forse l’abbatterono.Risulta l’esistenza sicura di una Chiesa Madre sotto il titolo di S. Salvatore solamente dal 1690, molto probabilmente nel sito dove si trova quella attuale. Per antichità fu abbattuta nel 1761 e, dopo 23 anni di continuo lavoro, il 21 Marzo 1784 fu benedetta dall’Arciprete Sbarra. Ebbe però un peccato di origine: il vano bellissimo, slanciato, con decori barocchi, era troppo largo e, nonostante le mura avessero alle fondamenta uno spessore di m. 2.10, la volta presentò segni di debolezza ed anche senza i danni causati dai successivi terremoti, avrebbe avuto poca consistenza. L’orrendo terremoto del 26 luglio 1805 di nuovo la rovinò, e per ben 13 anni rimase abbandonata.
Nel 1819 con ingenti sacrifici sopportati dalla intera popolazione, e grazie alla cura e vigilanza del Sindaco Nicolangelo Antonecchia e dell’arciprete D. Pasquale, suo fratello, fu ripreso il restauro e, il 3 Aprile 1821, resa adatta ai divini uffici, fu benedetta dallo stesso arciprete, previa licenza del Vescovo di Triventi Mons. Berardino D’Avolio dell’Ordine dei Cappuccini, e con sommo giubilo e lieti applausi dell’intera popolazione. Ma purtroppo, e per la sproporzionata ampiezza del vano, e per la cattiva costruzione, la povera chiesa nel 1845 venne chiusa al culto. Rinnovata la volta ed il tetto fu riaperta e benedetta il 23 marzo 1851.
Nel 1886 si procedette ad ampi restauri del tetto e del campanile ma la cupola del campanile, malamente costruita, cadde dopo pochi anni. La Chiesa sarebbe potuta resistere nel tempo, ma il terremoto del 19 Febbraio 1907 fece cadere una parte della volta e provocò lesioni alle mura. Dopo essere rimasta chiusa al culto per parecchi anni, fu riaperta in seguito alla messa a posto di quattro solide catene di ferro, che rafforzano le mura e la volta.
Sull’altare maggiore c’era un quadro copia di parte della Trasfigurazione del Sommo Raffaello (oggi conservato nella Chiesa di S. Maria del Giardino). Vi è pure una bella statua della Immacolata del Citarelli o del Di Zinno. Preziosa e antichissima è l’acquasantiera della primitiva chiesa quattrocentesca che porta nel cavo il divino pellicano. Si può ammirare anche un ricco e grande trono in cui è la Madonna. del Carmine.
La campana, della chiesa si ruppe poco dopo il 1900 e fu subito rifusa dalla Ditta Marinelli di Agnone, con la spesa di circa lire 2000 offerte dal popolo. La fusione ebbe luogo nella Chiesa di S. Rocco, e la campana pesò dieci quintali e mezzo.
Il seppellimento dei cadaveri nei tempi antichi avveniva in tutte le chiese, meno in quella di S. Rocco, ma tale usanza fu abolita con legge dell’11 Marzo 1817. A Casalciprano la legge non fu attuata subito, e soltanto nel 1857 fu completata la costruzione del Cimitero. Il primo cadavere seppellito il l0 aprile dello stesso anno fu quello di Nicolangelo Ruta, di Nunzio e Rosalia Cimaglia, di mesi due.
I sacerdoti continuarono a seppellirsi nell’apposita cripta esistente nella Chiesa Parrocchiale e, l’ultimo sacerdote lì deposto, fu D. Michelangelo Fonte, morto nel 1873. Nel Dicembre 1929, per interessamento dei Padri Missionari fu stata innalzata nel Cimitero una grande e bella Croce di ferro, acquistata con l’obolo dei fedeli.
Casalciprano non aveva mai avuto un pubblico orologio, neppure nei tempi più remoti. Soltanto nel 1924 sorse un comitato per soddisfare il desiderio vivissimo del popolo di avere un orologio.
Questo, fornito Dalla Ditta Curci di Napoli, fu impiantato sul culmine della facciata principale della Chiesa Madre. Fu inaugurato il 25 Giugno 1925 e benedetto dall’arciprete.

Pagina aggiornata il 17/10/2024

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